Dobble, plagio si, plagio no (Carlo A. Rossi)

Novembre 12, 2020 4:09 pm Pubblicato da Lascia il tuo commento

Questo post è stato scritto da Carlo A. Rossi nel gruppo Facebook “Giochi da tavolo e di società per bambini”. Lo riportiamo sul nostro sito per tenere traccia di questa interessante valutazione. Qui il link alla discussione originale a cui sono seguite interessanti riflessioni.

Dunque dunque, questo post nasce da quello recente sui giochi Tiger in cui, parlando di plagi si è arrivati a Dobble, che è reputato essere dai più un plagio di Kunterbunt (di Reinhard Staupe); cosa su cui non concordo. Sollecitato da Roberta e tanti altri esplicito qui le mie considerazioni.

Come detto il tema del plagio è affascinantissimo e ci ho dedicato persino una lezione nel corso di game design che ho tenuto quest’anno; e ovviamente, nel preparare la lezione, mi sono documentato anche sul caso Dobble vs KunterbuntUna premessa, davvero ovvia: non siamo nel campo della scienza esatta e il confine tra plagio e non plagio (o forte ispirazione) in molti casi è davvero labile; inoltre le meccaniche non sono proteggibili e secondo il pensiero di Bruno Faidutti, autore francese, questo è un bene perché permette l’evoluzione del game design (qui un suo articolo sul tema, in francese – scorrete in basso per la versione in inglese – http://faidutti.com/blog/?p=11181); uno degli esempi che porta riguarda Dominion, che ha letteralmente creato, tramite la meccanica di deck building, un intero filone su cui si sono buttati tutti, nel mondo, tra autori ed editori; se Donald X. Vaccarino (l’autore di Dominion) avesse potuto proteggere quel meccanismo, lui e solo lui avrebbe potuto fare giochi di quel tipo; e questo ci avrebbe privato di centinaia di altri giochi, talvolta più belli, o talvolta semplicemente diversi. Qui concordo con Faidutti anche, lo ammetto, fossi stato nei panni di Vaccarino mi sarei comunque inca***to un bel po’ (ma questo fa parte del lato umano, anche gli autori hanno emozioni).

Ebbene, venendo nello specifico di Dobble vs Kunterbunt, in entrambi abbiamo il meccanismo per cui ci sono 2 carte, ciascuna con diverse immagini, che ne hanno una e una soltanto in comune; il primo che la trova vince il punto; questa parte di meccanismo è identica. Tuttavia, nella prima versione di Kunterbunt, come si legge dal regolamento trovato su BGG (https://boardgamegeek.com/filepage/582/kunterbuntdoc), le coppie di carte sono fisse; il che significa che prima di giocare, i.e. nella fase di setup, le dovete formare, a faccia in giù, prendendo le due che hanno una A nell’angolo, poi le due che hanno una B, poi le due che hanno una C… fino a formare 26 coppie. In Dobble invece è stato introdotto un meccanismo (nella distribuzione degli oggetti nelle carte) per cui potete pescare a caso una qualsiasi coppia di carte e queste avranno sempre e immancabilmente una immagine e una soltanto in comune (se ne volete sapere di più sul principio logico/matematico che ci sta dietro leggete qui: https://images.math.cnrs.fr/Dobble-et-la-geometrie-finie… – purtroppo solo in francese); questo, a mio avviso, cambia completamente l’esperienza di gioco, semplicemente perché si apre la scatola e si inizia a giocare da subito! E questa cosa che il meccanismo funziona per ogni coppia di carte crea anche sorpresa e incredulità perché sembra una piccola magia (quanti di voi, giocandoci, si sono trovati nella situazione tipo: “no, non c’è l’oggetto in comune nelle mie due carte, ho trovato un bug nel sistema” per poi scoprire che no, il meccanismo ha sempre ragione).

Bene, è per questo che ritengo che Dobble non sia un plagio di Kunterbunt; perché introduce una forte innovazione dal punto di vista esperienziale.

Un’ultima nota: sembra che nelle versioni più recenti di Kunterbunt (incluso Catch the Match) il problema di fare le coppie a mano durante il setup sia stato risolto, non so se autonomamente da Reinhard Staupe o se ispirato a sua volta da Dobble; ma se anche fosse vera la prima ipotesi, anche qui rimane una differenza, seppur più sfumata, per me comunque molto rilevante (sempre nell’ambito esperienziale): in Kunterbunt ci sono sempre e comunque le stesse 15 immagini in tutte le carte (che cambiano solo sulla combinazioni di colori con cui vengono illustrate); ebbene in Dobble vengono usate un totale di 22 immagini diverse su carte che ne contengono solo 8! Questo gli permette di mantenere quell’aura di magia di cui dicevo che non si ha con le carte tutte “uguali” di kunterbunt.

La ciliegina sulla torta di Dobble sono poi i 5 modi differenti di giocare (ma a mio avviso non è comunque l’elemento determinante qui).

Finisco facendo un esempio al contrario: ritengo che il Fantascatti attuale di GiochiUniti sia invece un clone totale di Fantablitz (Zoch), che è quello originale e che infatti riporta il nome dell’autore (Jacques Zeimet) in copertina; questo perché, seppur cambiando gli oggetti contenuti nella scatola, non è stata apportata nessuna innovazione e l’esperienza di gioco rimane assolutamente identica.

My 2 cents

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Questo articolo è stato scritto da Khoril

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