AUTOPRODUZIONE – un approccio possibile 3/5 (A. Marchi)
Dicembre 29, 2020 1:01 pm Lascia il tuo commentoTerza puntata (ci sto prendendo gusto) sull’Autoproduzione.
E meglio leggerle in ordine: prima ci siamo chiesti “chi sono io” e “perché lo faccio” poi “quanto siamo disposti a perderci” e siamo andati un po’ più sul pratico con “il piano produttivo”, che deve ragionare in “termini professionali” anche se si tratta di una piccola autoproduzione.
Ripartiamo con il Piano di Rientro ed il concetto del Successo! E poi nel prossimo articolo arriveremo al concetto CHIAVE di Distribuzione.
IL PIANO DI RIENTRO (a quanto lo vendo?)
Ah ah! Bella domanda! E ve la fate solo adesso? Il piano di rientro, ovvero una previsione realistica delle vendite nel tempo (e quindi del rientro del capitale investito) va fatto PRIMA di partire.
Non appena avete individuato la squadra di lavoro, bisogna mettere in fila tutti i costi e vedere cosa salta fuori. Chiedere un secondo preventivo ad un diverso fornitore, calcolare, scervellarsi… prevedere anche l’imprevedibile.
Così intanto sapete quanto spendete (per comodità: quanto spendete per ogni pezzo prodotto). 2 euro? 13 euro?
A questo punto, potete decidere a quanto vendere il vostro gioco, tenendo anche presente che:
– Esiste un valore oggettivo, dato dalla componentistica e dai materiali.
– Esiste un valore di mercato, dato dal costo di prodotti simili
– Esiste un valore artistico, diciamo così, “fuori controllo”; tutto è permesso quando la gente impazzisce per te e farebbe qualunque cosa pur di averti. Ma difficilmente questa cosa riguarderà la nostra piccola autoproduzione.
Facciamo un’Ipotesi, con una piccola produzione: ho fatto stampare 500 pezzi di un gioco, al costo di 7 euro l’uno = 3.500 euro totali. Questa è la cifra che sono disposto ad anticipare e quindi a PERDERE se va male, ricordate? Ne abbiamo parlato nel primissimo articolo.
Conto di venderne 100 all’anno per 5 anni. Quindi di incassare 1.500 euro il primo anno (e sono ancora sotto di duemila). Il secondo anno, con altri 1.500 euro incassati, sono sotto di 500 euro. Solo dal terzo anno dovrei farmi pari e iniziare a guadagnare qualcosa!
A questo punto (non prima) posso mantenere la stessa tabella di marcia (100 all’anno a 15 euro) oppure decidere degli aggiustamenti. Ho voglia di svuotare il magazzino e magari cimentarmi in un’altra prudizione? E allora inizio a venderli scontati a 10 euro, sperando di velocizzarne la vendita (ma incassando 3.000 invece di 4.500)
Attenzione però, i calcoli sono molto meno semplici di così:
– succede che una parte verranno regalati (agli amici, o per ottenere una recensione)
– una parte venduti scontati
– ci sono costi di spedizione extra? Chi ce li mette?
– se poi andate alle fiere? La benzina, il vitto, l’alloggio, sono tutti costi da considerare!! Se incassate alla fiera 200 euro e ne avete spesi 120, ne restano solo 80. Sempre che il banchetto fosse gratis, se no è un attimo andarci in perdita.
– li lasciate a qualcuno in conto vendita? Probabilmente non ricaverete mai 15 euro ciascuno, ma la metà.
– adesso poi sto semplificando i calcoli come se l’iva non esistesse. Però voi non dimenticatela, eh, che se no si possono sballare ulteriormente i conti.
Quindi non è vero che il gioco mi è costato 7 euro al pezzo, è “come se” mi venisse a costare 9 al pezzo, e non si riesca a venderlo in media a più di 10 euro (altro che 15).
Ecco che quello che sembrava un affare non impossibile diventa… al massimo ci faccio la patta, e ci metto pure 4 anni a farla. Ma se la cosa non mi crea problemi… perché no?
Parliamoci chiaro: un’autoproduzione per venire bene e avere successo deve ragionare come un’Azienda. Ma poi sul mercato non può stare al passo delle Aziende strutturate, che hanno costi abbattuti su tutta la filiera di produzione, ed una distribuzione molto curata
E allora si apre 1 nuovo concetto chiave: la Distribuzione
E ritorna un contetto basilare: chi sono io? Come posso adattarmi a questi problemi?
Ad ogni problema c’è (FORSE!!) una soluzione
IL SUCCESSO
Definiamo prima una parola. Successo.
Cosa vuol dire avere successo? Vendere delle copie? Beh, certo, ma non è detto, non solo.
Il successo può essere veder nascere un progetto, vada come vada. Fare esperienza.
Per alcuni può essere ricevere i complimenti degli amici. O di altri autori.
Per altri farsi notare, e magari instaurare relazioni per il futuro.
Nel nostro caso, il successo fu molteplice: rientrare dalle spese, ricavare qualcosina in più da reinvestire subito nella produzione successiva, ed inoltre: farci notare fra i colleghi di spettacolo, ottenere un ingaggio in più, un’intervista nella rivista di settore giusta, un invito (magari a metà cachet, ma intanto “pagati) a certe fiere. Anche quelle grosse, a cui abbiamo staccato fattura noi. Tipo Lucca o Play (e diverse altre). Che soddisfazione!
Quindi teniamo sempre presente “perché” vogliamo fare un gioco.
Dobbiamo soddisfare QUELL’esigenza, non piacere al criticone di turno.
LA FISCALITA’ – non ve l’aspettavate, eh?!?
Ragazzi, mi sa che questa non ve la dovevo fare. Non vi avevo anticipato il paragrafo che… inibirà la metà dei lettori di queste righe. Oppure non inibirà nessuno, perché siamo un Paese fatto così, ma lungi da me sponsorizzare la parola “nero”.
Non si può vendere qualcosa senza rilasciare scontrino, eh! O ricevuta, o equivalente.
Azz… chi l’avrebbe mai detto…
No, dai, seriamente. La fiscalità è una cosa seria.
Ora, magari esistono mille scappatoie legali, ma io non le conosco un gran che. Perché nella nostra particolare situazione noi eravamo già un’azienda a fiscalità ordinaria (nello specifico: una piccola cooperativa) il cui statuto ci permetteva, oltre a fare spettacoli, di spaziare anche nell’Editoria.
Per cui abbiamo aperto una posizione come Editori alla Camera di Commercio, e fatto le cose secondo la regolare trafila burocratica. Non avendo un negozio fisico, e per la particolarità del sistema di vendita, più che scontrini ci siamo serviti del Registro dei Corrispettivi per dichiarare le copie vendute (ora è solo elettronico, prima potevi farlo cartaceo).
Roba da commercialisti, non fatemi domande troppo precise. Paghiamo il commercialista proprio perché ci dica lui cosa fare. Però partite (partiamo) dall’idea di fare le cose per bene. Anche in questo campo qui.
Se no poi succede che la tua autoproduzione va bene, comincia a vendere… e diventa un problema gestirla!
Si è fatto tardi, di Distribuzione parleremo nel prossimo articolo, che dovrebbe essere l’ultimo: a meno che non lasciate così tante domande che ne faremo uno extra solo per le risposte.
A presto!
Categoria: Senza categoria
Questo articolo è stato scritto da Khoril