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#11874
wallover
Partecipante

Korie e’ Piero Cioni.

Le tue domande in fondo si possono ricondurre ad una sola risposta, che nasce dalla considerazione che spesso la cosa piu’ difficile e’ proprio “dare una direzione” al progetto. Nel senso che se fin da subito lo pensi adatto ad una certa tipologia di pubblico o ad un genere questo ti semplifica le scelte successive.
Nel gioco che Andrea Mainini presentera’ a Piossasco (si chiama Taffaddal) l’idea di partenza e’ di ampliare e gestire un’oasi nel deserto tramite una serie di tessere, e poi vendere/comprare mercanzie per proseguire nello sviluppo. Un tema come questo si presta a moltissime interpretazioni e modi di svilupparlo, dal family alla Carcassonne+Coloni fino a superare il vituperato Agricola… Per la cronaca lo stiamo facendo assieme Andrea, Alberto (Bigal) Vendramini e il sottoscritto.
Avere ben chiaro il livello di difficolta’ e di produzione puo’ delineare la strada.
Tuttavia se il gioco non e’ su commissione, o semplicemente ti va di fare una cosa, nulla vieta di fregarsene delle regole. Non a caso Dominion e altri giochi di successo ignorano allegramente quella regola, che a volte mi sembrano solo un modo un po’ piu’ fantasioso di dire NO da parte dell’editore (che io non conoscevo).

Ticket to Ride nel suo genere e’ un capolavoro, anche se produrre tutti quei treni in plastica non so quanto avrebbe spaventato un editore italiano 5 anni fa. Oggi probabilmente meno.
A proposito di quel gioco c’e’ un interesante aneddoto: Alan Moon ha fatto provare il gioco al presidente della DOW al suo gathering of friends. Quando tutti erano presi dal gioco, con decine di pezzetti di legno sul tabellone e carte in mano, Alan ha preso il tabellone e lo ha chiuso, dicendo che se voleva finire la partita avrebbe dovuto produrglielo, e così e’ stato.

Walter Obert