Home › Forum › Eventi home › IDEAG 2010: Come è andata? › Rispondi a: IDEAG 2010: Come è andata?
Davvero trovo interessanti e motivati molti degli interventi fatti, e invito a continuare con le osservazioni senza remore. Leggendo mi sembra che si possano rintracciare una serie di tematiche che si possono riassumere in alcuni punti da sviluppare, elencati secondo un personale criterio di importanza:
– autori soli
– crescita di presenze
– editori invisibili
– divario autori junior / senior
– ludoteca si / no
Appena possibile riportero’ anche le mie riflessioni su questi temi; se qualcuno vuol iniziare si accomodi pure.
– autori soli
Fin dalla sua nascita lo scambio di playtest e’ stato la base di IDEAG, e lo ripetiamo alla noia in ogni comunicato. Alla base di cio’ c’era l’esigenza di confrontarsi con calma fuori da conventions affollate e tra gente piu’ o meno del settore, tra autori alle prime armi. Sei anni fa praticamente era un altro mondo: a Lucca Games si stentava a trovare candidati per il Best of Show, pochissimi editori e autori significativi, ma grande voglia di fare e spirito collaborativo. Qualcuno dice che forse era quella la vera dimensione. Avevamo messo su un cartellone con i giochi esposti e il numero di partite fatte per monitorare la situazione in modo che tutti avessero la giusta attenzione.
Se io gioco il tuo gioco, tu poi giocherai al mio.
Questo e’ lo spirito d IDEAG. Che sottintende altre cose: io posso imparare qualcosa anche giocando al tuo gioco, forse anche di piu’ se sei un autore bravo, di quanto possa crescere giocando al mio. E se riesco a migliorare il tuo gioco sara’ come se l’avessi realizzato un po’ anche io. Infatti se guardiamo all’elenco dei credits degli ultimi giochi troviamo un sacco di autori nei ringraziamenti, se gli autori/editori hanno la sensibilita’ di inserirli. E’ il segno di una comunita’ che cresce e i risultati si sono visti.
Quest’anno per la prima volta c’e’ stato un litigio per lo spazio ai tavoli, e per me e’ una cosa grave. Forse e’ anche colpa nostra che non siamo stati abbastanza bravi da comunicare le condizioni della partecipazione: un tavolo piccolo o meta’ di uno grosso da dividere con un altro autore, facilitando la comunicazione. Lo spazio e’ risicato ma sufficiente, bastava guardarsi attorno per vedere che spesso erano occupati meno della meta’ dei tavoli nelle sale, perche’ finisce che ci si aggrega naturalmente ad un tavolo solo lasciando gli altri vuoti (ma occupati). Finito un gioco si ritira e se ne prende un altro.
Con questo principio non dovrebbero mai esserci autori seduti da soli (scene tristissime viste ad Haar o Gottinga) o a passeggiare. E’ il segno di uno spreco di tempo che non riesco a spiegarmi. In franchezza: davvero di questi autori non si capisce il senso della loro presenza. Chi viene a IDEAG per giocare al suo gioco e basta ha sbagliato posto, punto. Non a caso la domanda che faccio piu’ frequentemente e’: “A cosa hai giocato di bello?” invece di “Come va il tuo gioco?”.
Il prezioso aiuto che danno giocatori esperti e informati, e che spesso vengono dimenticati nei ringraziamenti, non dovrebbe essere necessario ma diventa un apprezzato surplus. Se pero’ si ripiega su questi come unica risorsa allora il meccanismo si rompe e non e’ facile ripararlo se non ritornando ai principi di cui sopra.
Ho scritto troppo? Prossimamente gli altri punti.
Walter Obert