Rispondi a: IDEAG 2010: Come è andata?

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#12010
fantavir
Partecipante

Provo a chiarire alcuni equivoci che sono stati generati anche a causa di alcuni miei interventi:
– IDEAG è sempre un’esperienza bellissima e utile, che favorisce lo scambio di conoscenze umane e professionalità;
– i messaggi scritti in questo post (parlo per me, ma penso anche a nome di altri frequentatori del sito da vari anni) non sono critiche nei confronti dell’organizzazione: siamo consapevoli del mazzo che una persona si deve fare per stare dietro eventi di questo tipo. Anche io insieme a karl e romendil organizziamo IDG^3, che è poca cosa a confronto, e sappiamo quanto lavoro c’è dietro. Massimo rispetto per loro.
– la quota di iscrizione non è un problema. Ho introdotto io questo argomento per primo, ma ahimè senza contare fino a 10 usando parole non appropriate (di questo ho chiesto scusa privatamente e lo faccio ora pubblicamente). E’ la quarta volta che partecipo e ne è la dimostrazione. Il mio voleva essere un modo per dire: ‘come possiamo dare un valore aggiunto alla manifestazione’? Quindi, per me problema risolto: cerchiamo di parlare di altro e magari dare proposte in tal senso.
Quindi, il consiglio che mi viene da dare è: piuttosto che leggere i messaggi come critiche e provare a difendere l’evento che non ha bisogno di essere difeso perché non messo in discussione, cerchiamo di leggere le frasi come proposte costruttive.
Al contrario, chi scrive suggerimenti o critiche costruttive, me compreso, dovrebbe pensare che magari non si trova a parlare in privato con gente che conosce da anni e capisce cosa c’è dietro un messaggio che può sembrare di accusa, ma pensare che questo è pubblico e letto da tutti, e potrebbe essere male interpretato.

Di proposte di miglioramento ho già parlato altrove…. nel mio prossimo post tornerò a parlare di giochi :)

Ciao,
fantavir

Una trasposizione scadente di una licenza in un gioco ha ottime possibilità di uccidere un potenziale nuovo giocatore, di stroncarne sul nascere l’entusiasmo e la volontà di scoprire se ci sono “altri giochi belli come questo” (A. Chiarvesio)