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#12076
Izraphael
Partecipante

Bon, già che siamo in tema di brutalità dico anche la mia.
Editori antipatici ce ne sono, editori sbrigativi pure, ma d’altro canto ci sono anche autori inesperti (o semplicemente meno esperti di quanto credano) che pensano di aver fatto il gioco del secolo, o anche banalmente un buon prodotto, e magari non è vero – oppure il prodotto è buono, ma necessita di limature, correzioni, modifiche ai materiali etc.
Non ho MAI visto un editore prendere a calci un buon prodotto.

Parlo proprio per esperienza diretta: mi sono trovato ad autoprodurre un gioco che magari aveva anche delle potenzialità come family game ma che ha subito i colpi di inesperienza, fretta, ignoranza.
Ne è derivato un gioco mediocre, anche se molti, moltissimi casual gamers che ci giocavano me ne parlavano bene, anche se molte famiglie, alla prima partita e spessissimo con me presente lo trovavano davvero divertente.
Anche se qualcuno l’ho venduto, diciamo abbastanza per andarci quasi in pari (dico “quasi” perchè l’esperienza, sebbene formativa, mi ha fatto perdere un sacco di tempo).

Per carità, non ho detto che si tratta di un gioco *brutto*, semplicemente è un gioco incompleto: come materiali (non all’altezza dei prodotti editoriali), come regole (non del tutto in target), come bilanciamento e fluidità delle meccaniche.

Parliamoci fuori dai denti: un autoprodotto difficilmente avrà gli standard qualitativi – a livello di materiali – di un gioco edito da chi ha mezzi maggiori. Difficilmente avrà playtest professionali, visto che la maggior parte dei test vengono fatti in fiera con persone non qualificate.
Spesso la grafica è scadente, o meglio: è molto buona a livello amatoriale ma, se confrontata con prodotti di pari fascia del mercato editoriale se ne vedono subito i limiti.

Le migliori autoproduzioni vengono fuori quando l’autore decide di fare l’editore vero e proprio, mettendo su una squadra, pagando professionisti (illustratori, grafici, addetti marketing) e spendendo quindi parecchi soldi.
In qualche raro caso l’autore è anche un buon illustratore o un grafico, e può risparmiare facendo da sè parte del lavoro (ma anche questo è un costo, in termini di tempo)… e in ogni caso sono briciole rispetto ai costi di produzione.
In soldoni: i casi di successo di autoproduzioni, che possono nascere da circostanze più o meno fortuite, si contano sulla punta delle dita di una mano.

La storia degli editori stronzi è una palla, gli editori devono vendere i loro giochi, e quindi tenderanno sempre a prendere i giochi che per loro hanno maggiori chances.
Gli editori sono anche umani: ce ne sono di antipatici, di bastardi e ci sono anche ottime persone. Non sono una classe di specializzazione di Rolemaster, sono persone.

In quanto umani possono sbagliare, ma attenzione: per il lavoro che fanno, tendenzialmente conoscono cose (andamento del mercato, riscontri da parte del pubblico) meglio degli autori, o comunque su scala più larga.

Come in qualsiasi rapporto umano, serve un pelo d’umiltà.
Se un editore (o ancor peggio due o tre) dicono che il gioco ricorda altro, che la tal meccanica non funziona, che il tema non tira, è il caso di chiedersi perchè.
Se tre professionisti che vivono di giochi non sono disposti a rischiare su quel prodotto, magari un motivo c’è. Ho diversi giochi “in cantina”, magari originali, magari per molti anche divertenti, ma difficilmente pubblicabili, o pubblicabili solo dopo un restyling di regole e ambientazione troppo grosso e lungo rispetto alla probabilità di pubblicazione.

Poi, se uno vuole consapevolmente autoprodurre, se ha passato il momento d’entusiasmo e ha ben ponderato la scelta, se è sicuro che il suo gioco è bello, pronto, che non avrà bisogno di cambiamenti a regole, materiali etc può passare a stamparlo, distribuirlo e tutto il resto.
Non dico che non si può autoprodurre, dico che è difficile e dispendioso autoprodurre bene.
Inoltre, autoproducendo seriamente si diventa, di fatto, piccoli editori. Si deve aprire una partita iva, si devono pagare le tasse (oppure, brutto da dire, ma si diventa evasori fiscali), si devono fare i conti con i costi di distribuzione, e soprattutto si diventa concorrenti degli altri editori.
E voi pubblichereste roba di un concorrente, portandogli soldi con cui proseguire l’attività che vi fa concorrenza?

Altrimenti, l’autoproduzione può rimanere un hobby: benissimo, ma che sia chiaro che quello è (quindi no, un hobbista e Faidutti non sono allo stesso livello). In quel caso, parlare di “pubblicarsi da soli il gioco” è eufemistico.

Scusate il tono ma questa discussione sembra picchiare proprio sui motivi per cui sono nati CDD e Giochi con l’Autore: informare sulla realtà del mondo autoriale, sfatando alcune leggende urbane.

Marco Valtriani
Red Glove Edizioni & Distribuzioni
Lead Designer
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Board Game Designers Italia