Rispondi a: AutoProduzione: se sì, perché?

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#13960
PaoLo
Partecipante

Iz, che ha un passato anche piuttosto affermato da autoproduttore, può parlare di queste sicuramente più a ragion veduta di me. Io sono un autore (dilettante) ed ho sempre fatto la scelta di proporre i miei giochi agli editori, anziché direttamente al mercato tramite l’autoproduzione. E il consiglio che mi sento di dare è semplicemente: non autoproducetevi.

E’ un consiglio, non è un imperativo. Io stesso capisco le ragioni dell’autoproduzione e soprattutto il suo fascino: vedere il proprio gioco nascere, crescere e diventare un prodotto finito, farlo provare direttamente ai giocatori e venderlo. E magari farci qualche soldo con più soddisfazione. Chissà, forse un giorno mi cimenterò anche in questa avventura, ma per ora il consiglio è davvero quello: non fatelo, passate da un editore.

Le motivazioni sono quelle bene espresse da Iz, e ne ri-sottolineo semplicemente due.

Uno, che riassumerei con “Ogni scarrafò”. I controlli su un autoprodotto sono per forza più scarsi e più lassi di quelli su un gioco pubblicato. Questo non significa che i giochi pubblicati siano tutti belli o decenti, e tutti gli autoprodotti siano indegni. Ma se un editore, cioè quello che si presume un operatore accorto del mercato, decide di investire soldi su un vostro gioco, significa che probabilmente quel gioco è valido e ha potenzialità. E questo giudizio vale più di quello di mille amici o playtester. Per quanto mi riguarda. Se procedete verso l’autoproduzione senza avere sentito nessun editore precedentemente, siete dei pazzi. Se lo fate dopo avere ricevuto il rifiuto di uno o più editori, siete a maggior ragione dei pazzi. Poi ci sono anche i pazzi a cui va bene, ma pazzi restano.

Due, “publishers do it better”. Non sottovalutate la miriade di competenze – anche quelle bene elencate da Iz – che servono per passare da un’idea di gioco ad un “prodottto – gioco”. Sarete anche degli autori della madonna, ma non potrete essere anche eccellenti grafici, scrittori, traduttori, pubblicitari, stampatori, ecc. Ognuna di questa è una professionalità che non deve essere sottovalutata, così come non si sottovaluta quella di un autore. Per forza prima o poi dovrete rivolgervi e delegare alcune di queste cose ad un altro soggetto. Avere un editore è esattamente questo, cioè riconoscere che quel gioco non è solo vostro. Che anche altri hanno una parte e un merito, magari anche più grande della vostra, nella produzione e nel merito di un altro gioco. Relazionarsi con un editore è imparare ad avere a che fare con altri, a non fidarci esclusivamente di noi. E riuscirci – anche se non sempre è facile – è davvero una bella soddisfazione. Non credo inferiore rispetto a quella di vedere il proprio gioco autoprodotto.

"E' grazie a questi sodi principii che di continuo riesco a regalarmi alla fantasia invisibili pagine meravigliose che scritte sarebbero sciupate."