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C'è una cosa che non mi torna…
Diciamo che è un party game in cui conta divertirsi, ma in cui si danno dei punti per cui alla fine qualcuno vince.
Facendo un paragone con la teoria dei GDR Focalizzati (o forgiti – che però è ancor più specifico come termine) staresti mescolando una specie di approccio simil-narrativista (chi se ne frega di chi “vince”, l'importante è creare una situazione divertente) con il tipico stile di tutti i giochi da tavolo (che sempre rimanendo in ambito GDR credo sia assimilabile all'approccio gamista: entro i limiti delle regole applico una strategia con gli elementi a mia disposizione per raggiungere la vittoria).
Il problema è: cosa succede se due giocatori hanno approcci diversi?
Vale a dire… trattandosi di un gioco di carte, mi aspetto comunque che prevalga l'atteggiamento “gamista” (ci sono dei punti? bene, li gestirò in modo da vincere, dando il mio “voto” sempre al giocatore con meno punti). E se tutti fanno così, non si perde il senso del gioco?
La mia provocazione è: dato che si tratta di un sistema in qualche modo innovativo, che come base – correggimi se sbaglio – è molto più “narrativo” che “gamista” (come ci si aspetta da un GdC o un GdT), ha davvero senso avere dei punti da dare in quel modo, o tanto vale concentrarsi sullo “show” lasciando perdere voti e vincitori?
A margine: un paio di ipotesi senza senso (dato che non conosco le regole attuali)…
Se vuoi rimanere sull'approccio classico (meccaniche –> vittoria), perchè non usare qualche meccanismo di storytelling? Per esempio, i giocatori potrebbero avere degli obiettivi (ovviamente segreti) dati da combinazioni di carte (es. ottenere delle scuse da un giocatore X, farsi dare ragione dal giocatore Y, e così via), o avere argomenti da far tirare in ballo (senza però poterli proporre direttamente)… Penso, per esempio, a Once Upon a Time o Kragmortha.
Marco Valtriani
Red Glove Edizioni & Distribuzioni
Lead Designer
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Board Game Designers Italia