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Ho trovato un esempio che forse convincerà tutti (visto che quello della morra cinese sembra non essere abbastanza convincente):
Vi sono due giocatori. Uno di essi prende in mano dieci carte, numerate da 1 a 10. A ogni turno il giocatore mette a terra una carta coperta, e l'altro deve indovinare di che carta si tratta. Se indovina fa un punto. Si procede così finchè il giocatore rimane con una sola carta in mano, dopodichè i giocatori si scambiano i ruoli. Chi fa più punti vince.
Ci credi che avevo scritto un esempio quasi identico (tranne per il numero di carte, 5 e poco altro) ma l'avevo tolto per non dilungarmi troppo?
@zx21: “Il solo fatto che sia un gioco di carte è sintomo di causualità.”
Si possono fare giochi di carte con la casualità al minimo, comunque… pesca scoperta, scelte multiple, carte fisse (come nell'esempio) di meccaniche di controllo ce ne sono un'infinità…
Il punto è che tutto cio che è casuale non è prevedibile, ma non tutto ciò che non è prevedibile è casuale.
Si, ma chi “subisce” la parte imprevedibile può percepirla come casualità.
Se io ti dò uno schiaffo sulla nuca a intervalli irregolari, io sto scegliendo quando darti lo schiaffo, ma tu dirai che ti sto schiaffeggiando “a caso”.
Ok, è un esempio infelice…
Marco Valtriani
Red Glove Edizioni & Distribuzioni
Lead Designer
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Board Game Designers Italia