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#28914
Nebyn
Partecipante

Ho come l'impressione che il grosso dilemma del settore dei giochi tedeschi (che lo mantiene difficilmente esportabile alle masse) sia legato al fatto che, soprattutto in questa sede, si cerchi la “perfezione” ludica seguendo un modello “sportivo” piuttosto che, passatemi il termine, “artistico”: un buon gioco deve essere estremamente bilanciato, non deve presentare troppa fortuna, deve possedere elementi che rendano l'esperienza trasportabile in un torneo. In più, il gioco deve essere tarato per evitare che ci sia uno squilibrio fra giocatore competitivo e non (Catan non va bene perché l'interazione diretta può distorcere il gioco e sfavorire il giocatore più attento alla strategia, Dixit non va bene perché il giocatore meno dotato di inventiva snatura la dinamica, e poi bisogna evitare kingmaking, bash the leader, etc.).
Il gioco tedesco è un laboratorio di “concetti” ludici, spogliato però di altri elementi che ritengo indispensabili nel gioco in senso lato (l'ambientazione, l'interazione, l'interpretazione, etc.). Quindi, si loda un gioco come Dominion per il “deck-building” e per tutte le strategie statistico/matematiche connesse, e il fatto che l'esperienza ludica sia estremamente solitaria e un filo glaciale passa in secondo piano, ci si preoccupa piuttosto che le espansioni siano bilanciate. E' una forma di virtuosismo di design che è utile per la crescita di questa forma creativa, ma che rimane un po' fine a sè stessa. Per me, Dixit e Catan danno, per motivi diversi, maggiore spazio ad esperienze emotive che esulano dal gioco stesso, e quindi un numero di emozioni più ampio rispetto alla semplice “gratificazione da buona giocata”.
Sempre tornando al mio caro paragone musicale, Steve Vai sarà pure un ottimo chitarrista, ma io preferisco gli “scarsi” Beatles :)