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Ciao, ti riporto un esempio estremo di mono-bilanciamento, tratto da un mio vecchio gioco di carte, Nekromancya. Ogni giocatore, o Nekromante, è caratterizzato da un solo punteggio, il Potere, una fusione di energia magica e vitale (i protagonisti del gioco sono esseri di puro spirito). Per vincere bisogna raggiungere circa 50 punti Potere (per lanciare una Fatality!). Lo scopo è accumulare punti in combattimento, ma ogni attività (lanciare Magie, evocare Risvegliati) ha un costo, per cui il proprio punteggio di Potere fluttua continuamente. Aggiungi il fatto che il legame di alcuni Risvegliati è instabile (si spezza sopra una certa soglia di Potere, per cui puoi ritrovarti improvvisamente senza creature in gioco se guadagni troppi punti) e che molte carte possono giocarsi solo “in scia” (cioè quando sei in svantaggio): hai tra le mani un gioco in cui la necessità di bilanciare gli alti e i bassi del tuo Potere (anche rispetto agli avversari) è fondamentale.
Tornando al bilanciamento tra più valori, cercherei di semplificare al massimo i calcoli, magari definendo lo sbilanciamento come semplice distanza tra gli estremi (massimo – minimo: una sola sottrazione); in questo modo, di avanzamento in avanzamento, solo il miglior punto di forza e il peggior punto di debolezza saranno imputati … e da correggere, per migliorare il proprio equilibrio.
600 - il Secolo di Ferro, il gioco di carte storico per le scuole medie!