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Si forse guizzo ha centrato. Quello che secondo me Cathala voleva evidenziare e' lo stress di un gioco, infatti esiste non a caso, quello che viene considerato stress positivo, ovvero quella situazione di difficolta' che ti spinge a migliorare e che peoduce effetti positivi. Molto azzecatamente folkwine ha fatto l'esempio del bambino, della tria e del giocatore pro.
Si puo' ragionare anche all' inverso: prendiamo un rompicapo, o puzzle game, ultra semplice. Questo quiz, banalizzando, potrebbe essere ” quanto fa 1 + 1? “. A quale livello dicomplessita' un gioco/rompicapo/puzzle smette di essere noiosamente banale e diventa stimolante? E quando una cosa stimolante diventa troppo frustrante? Ovviamente le risposte sono soggettive ma inquadrano il fatto che e' insito nel divertimento il senso di sfida offerto, il livello di sfida e' dato (generalizzando) per sottrazione ovvero da una situazione in cui ho tutto per fare tutto subito tolgo risorse, tempo o altri elementi utili al raggiungimento degli obiettivi in maniera semplice. Se in agricola avessi 1000 di ogni risorsa, tutte le azioni sempre disponibili e non ci fosse il problema del cibo penso che non sarebbe altrettanto divertente.
" Mai giudicare lo sforzo dal risultato soprattutto se il buco e' piccolo"