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se dobbiamo ragionare sui casi che escono dalla media e dalla comune prassi allora tanto vale che ognuno faccia quello che piu' gli piace e festa finita. E' giusto considerare i casi estremi e' sbagliato considerarli come una regola.
Non è tanto un caso estremo, è la DV, per dirne una, ma al di là di questo io sto solo affermando che c'è di tutto in giro, non vedo perché prenderla come una critica (a chi, poi?). Né vedo la logica di “ognuno faccia come gli pare”, semmai è “ognuno faccia come pare all'editore di turno”.
È la stessa logica dell'editoria classica, non parti da “agli editori serve questo” perché non lo sai, parti dal guardarti editore per editore, escludere quelli che proprio non c'entrano, vedere cosa vuole il singolo e comportarti di conseguenza, il che spesso significa dover avere pronti una sinossi, una presentazione breve, una presentazione lunga, un estratto di X capitoli, un estratto di X pagine, una lettera di presentazione che a volte va acclusa e altre non sia mai ti permetti di mettercela, e che a volte deve contenere cenni biografici e a volte no, e a volte deve elencare le tue pubblicazioni precedenti in vario grado di dettaglio, altre chissenefrega. Ah, e qualche volta tutto questo lo devi mandare per posta, altre per e-mail. Raccontarlo per telefono ancora non mi è mai capitato, ma mai porre limiti alla provvidenza.
Bisogna essere pronti a tutto, tutto qui.
E, sottolineo, è importantissimo mandare all'editore quello che lui richiede, se non altro per dimostrare che ti sei preso la briga di leggere le sue raccomandazioni del caso (e se non ne ha? Chiedi!)
Nei giochi, le poche volte (tre) che ho avuto contatti con editori per cercare di piazzare un gioco, ho avuto tre esperienze del tutto diverse: uno ha voluto direttamente il prototipo, uno il regolamento, l'altro una presentazione (e, per inciso, di questi solo il secondo ha effettivamente dato riscontro sia alla ricezione del regolamento che poi con il responso della valutazione).
Cérto