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Alla fine comunque “chissenefrega”, inventiamo e testiamo per il piacere di farlo e non per diventare ricchi (motivo principe per cui un editore non si macchierebbe mai di un simile peccato). Certo.. se poi ci esce anche un po' di pecunia male non fa
Il motivo principe per cui un editore non ti ruba un gioco è che non ha senso farlo. Se il gioco è valido, ha più convenienza ad accaparrarsi l'autore. Se il gioco non è valido… be', chi gliela farebbe fare? Anche perché, a prescindere dall'eventuale causa o dal suo esito, comunque la cosa viene fuori e l'editore ci fa una figura barbina, che è tutto fuorché una buona cosa.
È lo stesso motivo per cui racconti e romanzi (che si possono beatamente depositare) non si depositano.
Scusate, mi intrometto ancora una volta perché ancora una volta mi sale una roba che non riesco a non dire.
Tra il “diventare ricchi” e il “fare le cose per il piacere di farlo” c'è almeno una via di mezzo, che io chiamo “farsi pagare per il proprio lavoro e per le proprie competenze”. Se il nostro approccio rimane quello di “vabbè io mi sono divertito, son già contento che qualcuno giochi al mio gioco, anche se mi dai un tozzo di pane va bene”, non cresceremo mai in professionalità e continueremo a essere reputati mentecatti questuanti disposti quasi a pagare per pubblicare il gioco (in questo caso, la porta dell'autoproduzione è oggi più spalancata che mai, accomodatevi). Quindi diritti, contratti, percentuali, anticipi… non sono un 'qualcosa in più', ma sono per me segno di un autore (o editore) che fa le cose con serietà. Chiaro che poi la fiducia, un rapporto amicale, la passione… non guastano. Ma se non si comincia a prendere sul serio gli aspetti professionali da subito, si parte già male.
Riguardo agli editori che non rubano le idee, il motivo a mio avviso è che il mercato dei giochi crollerebbe in un attimo se questa fosse una prassi consolidata. Nessun autore proporrebbe più giochi, e nessun editore avrebbe giochi validi da pubblicare. In questo senso sono d'accordo sul fatto (se ho capito bene) che il settore si autoregolamenta (come qualsiasi altra società immagino), emarginando chi compie atti di pirateria o sciacallaggio. Chiaro che poi possono esserci casi – anche eclatanti – in cui vengono sfruttati vuoti normativi per compiere operazioni ai limiti del legale, e probabilmente ben oltre il limite del lecito, ma questi sono e rimarranno sempre casi isolatissimi.