Rispondi a: genesi dell’SPQRISIKO

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#6566
alessandro
Partecipante

Buongiorno a tutti, e a Spartac in particolare con il quale ho interrotto la discussione. Non ho scritto dopo venti giorni come avevo detto ma non credo che né tu né gli altri stavate in pensiero; soprattutto in Agosto.
Una domanda : Nell’S.P.Q.Risiko c’è un capitolo (11) che spiega come eseguire un combattimento navale, cioè fra trireme nemiche, le regole sono chiare ma non ho capito una cosa. Perché mai dovrei intraprendere una battaglia navale ? Secondo me è stato previsto e regolamentato un combattimento che strategicamente non è redditizio per come è strutturato il gioco. Mi spiego meglio: Il fine di avere il controllo su di un’area di mare è duplice:
in primis, come descritto nel paragrafo 5.6.3 “controllo dei mari”, si attribuisce un punto vittoria a quel giocatore che ha il controllo del maggior numero di aree di mare. Per ottenere tale controllo (quindi contarla fra le proprie per il punto vittoria) è necessario avere su una data area il maggior numero di trireme, più di chiunque altro. E’ chiaro (ma lo è ancora di più giocandoci) che per fare ciò conviene rinforzare più degli altri invece di dare battaglia. Partiamo proprio dall’esempio raffigurato nel regolamento al capitolo 11. Viene spiegato come le tre trireme rosse attacchino le due trireme blu. Va tutto bene, ma perché dovrei attaccare i blu se ho già il controllo dell’area di mare avendo tre trireme rispetto alle due degli altri due giocatori ? Anche se le trireme rosse fossero due invece che tre comunque non avrei nessun vantaggio ad attaccare né il blu né il giallo perché, in caso di vittoria (totalmente aleatoria), non avrei ancora ottenuto il controllo dell’area di mare dovendo sconfiggere l’altro contendente, mentre in caso di sconfitta farei un grosso favore agli altri. Peraltro l’esempio citato sembra proprio voler scoraggiare il combattimento navale con il rosso e il blu, partiti rispettivamente con tre e due trireme, che si ritrovano dopo la battaglia con una trireme ciascuno, favorendo il giallo che con le due trireme iniziali ha ottenuto senza colpo ferire il controllo assoluto di quell’area di mare. Vi è una tattica residuale che potrebbe giustificare un combattimento navale e cioè nella situazione in cui in una certa area di mare vi sono tre o più giocatori di cui uno più forte; il più debole dei tre non avendo possibilità immediate di raggiungere e superare gli altri con il rinforzo attacca il più forte fino a portare il numero delle sue trireme uguale a quello del secondo più forte nel settore navale. Così facendo, anche se subisce perdite, l’attaccante fa perdere il controllo dell’area a chi già l’aveva senza darla al secondo (si ricorda che in caso di parità di trireme la superiorità nell’area di mare non viene attribuita). In questo caso rischiare la guerra navale avrebbe un senso e sarebbe pagante ma ciò non è possibile perché espressamente vietato dalla regola di cui al paragrafo 10.13 “in nessun caso si può sferrare un attacco potendo lanciare meno dadi del difensore”.
In secundis, come descritto nel capitolo 12, avere il controllo relativo di un’area di mare rispetto ad un solo giocatore presente permette di poterlo attaccare via mare. Anche in questo caso non vedo perché dovrei rischiare il combattimento navale. L’unica è mettere in quell’area di mare, che mi serve da ponte per le legioni, almeno una trireme in più dell’avversario diretto. Se già sono superiore è inutile attaccare, se sono inferiore non posso attaccare, se sono in parità di trireme mi affido completamente alla fortuna finendo col favorire sempre il terzo giocatore.
Comunque, al di là delle argomentazioni teoriche, posso dire che tutte le volte che ho giocato non si è mai verificata una situazione in cui era consigliabile rischiare un combattimento navale.
Per i lettori che volessero capire meglio non avendo il gioco sottomano (anche se consiglio vivamente di comprarlo) possono consultare il regolamento disponibile sul sito della EG http://www.editricegiochi.it/tavolo/faq/rol/SPQRisiKo.pdf.