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Sulle spese di redazione direi che sono proprio quelle che l’autore si paga di tasca sua. Nessun editore mi ha mai chiesto rimborsi, è solo a sua cautela per evitare immagino di trovarsi un autore che pretende di farsi pagare i ventotto pippoli di legno, la stampata su cartone a colori e i tre dadi e cento facce del prototipo, più i francobolli per mandarlo e il consumo delle forbici. Tra l’altro credo sia un retaggio dai contratti librari, da cui questi derivano: mi pare di averlo letto altre volte nei miei contratti per libri.
Sulla data concordo per l’importanza. Devo anche dire che il contratto di Mariov ha dal mio punto di vista una lacuna. Io ne ho uno simile che recita però:
3.Quale corrispettivo della cessione di cui all’ articolo I, l’Editore pagherà agli Autori una somma pari all’X% (xxxper cento) del prezzo medio di vendita (netto d’Iva) per tutte le copie dell’opera vendute (cifra da intendersi complessiva e da suddividersi tra gli Autori), impegnandosi a fornire agli Autori i dati di vendita effettivi ogni semestre, con scadenze al 30/06 ed al 31/12 di ogni anno. L’Editore si impegna inoltre a versare agli autori entro 30 giorni dalla stipula del presente contratto la somma complessiva di € x,00 (xxx/00) quale acconto sul corrispettivo suindicato, a titolo di royalties minime garantite, da dedurre dai successivi pagamenti e comunque non ripetibili.
Ora, l’anticipo (solitamente dimensionato come ordine di misura ai diritti sulla prima tiratura) giustifica l’impegno dell’autore per il lasso di tempo. Se il gioco non esce, all’autore resta comunque l’anticipo che non sarà la stessa cosa ma è pur sempre un indennizzo. Inoltre se il gioco esce dopo 4 anni almeno l’autore vede dei soldi subito e non dopo 4 anni e 6 mesi.
Solo una volta, su insistenze di un editore che piagnucolava sulle ristrettezze del mercato italiano, ho firmato un contratto senza anticipo. Ovviamente me ne sono pentito: l’editore non ha mai pubblicato il gioco, e addio quindi anche all’x% su tutte le copie da lui mai vendute.