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A mio parere, Internet e affini potrebbe essere rivendicato dall’editore come implicito in “tutte le altre forme di gioco”.
Inutile dire che queste non sono clausole obbligatorie ma soggette a trattativa. Quando l’autore ha un po’ di potere contrattuale, può anche chiudere il contratto solo per i paesi in cui l’editore è effettivamente presente: gli autori di grido fanno così. E’ anche vero che per l’editore italiano medio-piccolo è proprio la speranza di piazzare il gioco all’estero che crea le maggiori aspettative economiche, dato che in Italia specie se non si è nella grande distribuzione le possibilità sono assai più limitate.
La distinzione sulla cessione tra “in ogni Paese” e “in ogni lingua” non è banale. Per esempio, “Wings of War” ragiona generalmente per lingue: la Mad Man’s Magic ha il gioco in tedesco, e quindi non solo per commercializzarlo in Germania ma anche in Austria e in Svizzera. La Fantasy Flight Games lo ha in inglese e quindi un USA, Regno Unito, Commonwealth e in tutti i paesi che non hanno un’edizione propria e la vogliono in inglese (dalla Scandinavia al Giappone). Viceversa, la Runadrake ha il gioco per il Portogallo: il portoghese si parla anche in Brasile, ma elevate tasse protezionistiche sulle importazioni in quel paese rendono non plausibile l’esportazioni laggiù di copie portoghesi, per cui i diritti sono stati tenuti distinti. In questo caso la gestione è all’editore, ma se firmate un contratto soltanto per un numero limitato di paesi meglio avere ben presente la distinzione. Tra l’altro, con l’avvento del commercio online la questione si è fatta ancora più spinosa – e già l’importazione parallela di copie estere era un problema.
La percentuale del 50%, come ci siamo già detti, è sottoponibile a contrattazione: a me è solo capitato di sentirmi offrire di meno (10%…) ma l’editore al mio rifiuto ha subito ceduto e messo 50%.
Alcuni contratti più dettagliati contemplano anche i prodotti derivati: per esempio magliette, gadget e altro.
Per riprendere un altro argomento discusso altrove e che suscita sempre un certo interesse, la differenza tra agente ed editore è evidente proprio grazie a questo articolo del contratto di edizione. Un agente costa mediamente molto meno del 50% e non ha i privilegi qua citati dell’editore. Perché? Occorre considerare che l’editore, al contrario dell’agente, quando si fa carico del gioco rischia di suo pubblicando in prima persona: cura, illustra, impagina, produce, promuove, eccetera. Per questo si tiene il diritto di contrattare a sua discrezione le ulteriori cessioni, senza necessità di coinvolgere l’autore, e si tiene una buona percentuale (solitamente appunto il 50%) degli introiti. L’agente si limita a contattare editori e altre aziende interessate al gioco o ai suoi derivati, senza alcun altro rischio che viaggi/contatti e relative spese (peraltro sostenute, allo stesso scopo, anche dall’editore che voglia cedere ad altri lo stesso diritto): per questo non firma a sua discrezione i contratti di cessione senza darne visibilità all’autore, ma li propone all’autore che ha l’ultima parola e che li firma in prima persona.
Post edited by: Angiolillo, at: 2008/02/01 10:23