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L’articolo è interessante, per quanto la “lezione” sia applicabile solo ai giochi ad informazione completa.
Penso sia molto, troppo, diffuso (anche tra designers) una sorta di pregiudizio positivo a favore dei giochi astratti, ad informazione completa e privi di fattori casuali, come anche questo articolo dimostra.
Abbott ha probabilmente ragione sulla “chiarezza”: un gioco è chiaro tanto più quanto posso “vedere” in anticipo le possibili mosse alternative.
Credo che la profondità abbia invece più dimensioni. Semplificando, non penso, a dirla tutta, che il Texas hold’em sia un gioco meno “profondo” degli scacchi. Semplicemente, è profondo in direzioni (psicologia, calcolo probabilistico, tattica) diverse rispetto alla profondità degli scacchi (calcolo degli alberi delle mosse possibili, studio di partite precedenti).