Home › Forum › Pubblicare un gioco › Condividere le esperienze › Rispondi a: Condividere le esperienze
Questo post, caro Piero, sembra fatto apposta per darmi l’occasione per agganciarci un mio ragionamento/provocazione a cui stavo pensando proprio in questi giorni, quando stavo riordinando la mia collezione di CD musicali.
Mi sono reso conto di una cosa che sapevo essere consuetudine nel mondo della musica (pop, rock, soprattutto “alternativa”) ma alla quale non ci avevo finora prestato troppa attenzione.
Molte band decidono di autoprodursi: c’è chi lo fa agli esordi, visto che non trova major disposte a metterli sotto contratto; ma c’è anche chi, una volta affermatosi, decide di staccarsi dalle major per fondare una propria etichetta, a volte un proprio studio di registrazione e di autoprodursi.
Più o meno tutti dichiarano di farlo per potersi esprimere liberamente senza le “intrusioni” e imposizioni dei produttori.
Solo così sentono di poter proporre un lavoro non condizionato, legato, imprigionato dalle esigenze della major di turno.
Tutto il giudizio sull’opera viene affidato al mercato, ai fans, agli ascoltatori.
A questo punto mi sono detto…
…perchè questo ragionamento non vale nel mondo dei giochi?
Perchè spesso quando si parla di autoproduzione, tra i commenti che girano si sente: “…vuole evitare il giudizio degli editori…”, “…così si inonda il mercato di mediocrità…”, “…salta tutta la ‘ripulitura’ che un editore farebbe al gioco…”, “…il dilettantismo allo sbaraglio…”, ecc…
…Perchè questi commenti non si sentono per gli artisti che investono sulla loro musica per affidarsi solo al giudizio del pubblico?
In fondo, sia che si parli di CD musicale, sia che si parli di un boardgame, abbiamo un’opera d’arte (o dell’ingegno) se lo guardiamo dal punto di vista del compositore del CD e dell’autore del gioco, e anche un prodotto (se li guardiamo una volta posti sul mercato).
Perchè gli artisti musicali espongono come un vanto e un passo avanti quello di aver scelto di autoprodursi e gli artisti di boardgame sono invece giudicati, se scelgono lo stesso percorso, dei “furbetti che scelgono la via più semplice per evitare i giudizi degli esperti editori?”.
Tutto questo, si badi, senza che io abbia alcuna velleità di autoprodurmi qualcosa…
Solo per stimolare questa riflessione e sentire cosa ne pensate.
Rifo