Home › Forum › Pubblicare un gioco › Condividere le esperienze › Rispondi a: Condividere le esperienze
Il punto è che il mercato dei gdt è veramente anomalo. Ossia vi sono da un lato pochi grandi autori che fanno questo per lavoro e poi la grande massa di appassionati che lo fanno per hobby. Le case editrici da questo status quo ne ottengono un vantaggio enorme. In fin dei conti possono scegliere tra una rosa di centinaia di lavori dal costo (= compenso all’autore molto basso) risibile.
Si questo e’ un problema di tutto il settore (e non e’ l’unico).
In questo momento e da alcuni anni a questa parte i veri signori del mercato sono i distributori. Fanno il bello e il cattivo tempo e fondamentalmente decidono cosa va e cosa non va. Chiedi a Walter della sua esperienza con Chang Cheng, che prima della Tenki era in dirittura d’arrivo con la DoW. Attualmente gli editori producono prototipi, il piu’ vicini possibile a una versione finale, li fanno vedere ai distributori e producono poi realmente solo quello che ai distributori e’ piaciuto.
Le case editrici di maggior successo sono tra l’altro quelle che fanno da distributrici di se stesse. In questo modo evitano un passaggio della filiera, si permettono guadagni migliori e possono arrivare al mercato (se vogliono) con un prezzo finale piu’ basso.
E’ un problema di interfaccia. Gli autori si interffaciano solo con gli editori e sono questi che si interfacciano con i distributori. Al di la della distorsione delle informazioni, non interfacciandoci direttamente con i padroni del mercato gli autori sono in una situazione pessima.
Conoscendo bene parecchi editori so che non stanno bene neanche loro (la crisetta si fa sentire) e quindi non ci si puo’ arrabbiare piu’ di tanto. O per lo meno non e’ con gli editori che ci si dovrebbe inc*****e.
In fin dei conti poi se il prodotto è valido chi ci perde è l’editore che se lo è fatto scappare. L’autoproduzione secondo me non è una buona idea. L’alternativa purtroppo è continuare a girare e proporre
Io invece credo che l’autoproduzione sia una faccenda valida e abbia la sua ragion d’essere. Occorre farla bene (ovvero rimanere un autoproduttore e non coomportarsi come una piccola casa editrice), non ci si diventa ricchi di sicuro ma si hanno possibilita’ e guadagni migliori di quelle di un autore (assumendosi pero’ certi rischi, quindi la cosa e’ bilanciata)
Certo una lista nera aiuterebbe ma credo che ogni casa affermata riceva centinaia di prototipi e che quindi temo che un trattamento come quello riservato a shipyard possa essere piuttosto diffuso…
Io scrivo videogames e in quel settore la lista nera e’ da anni una istituzione e funziona benissimo. La prima software che si comporta male… zac. Attualmente addirittura la lista nera e’ “ongoing” nel senso che un editore o studio di sviluppo non viene “valutato” solo alla fine di un progetto, ma anche nel suo svolgersi. Funziona perfettamente. Tutta una serie di ciarlatani e furbetti sono stati eliminati e tutto il settore ci ha guadagnato un casino. Inoltre la lista nera (come anche le liste di merito) non e’ “a ditta” ma “a persona” cosicche’ se anche un manager bast***o cambia societa’ non riesce a “ripulirsi” dalla lista. Questo ha portato un ulteriore vantaggio: le societa’ piu’ serie (Blizzard, Ubisoft, Nintendo, non certo Sony) si informano sulla carriera di un manager non leggendo il suo CV, ma informandosi su cosa pensano di lui le persone con cui ha lavorato e se e’ sulla lista nera e’ difficile che trovi un’altro posto (dove continuare a fare danni). Insomma funziona.