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wallover wrote:
Ritornando alla metafora musicale, mi sembra che la similitudine fra majors discografiche e i produttori (o meglio i distributori) abbia altri punti in comune.
Ad esempio l’appiattimento generale della produzione discografica, sempre a caccia del motivetto facile e dal successo immediato, privilegia un certo tipo di artista e di conseguenza di musica prodotta, abbassandone il livello generale.
(cut)
Per i giochi, oggi la produzione e’ talmente rischiosa e i numeri talmente piccoli che conviene ripiegare su prodotti magari non originali ma sicuramente vendibili.
Proprio questa era la similitudine che mi ha spinto al confronto…
…come gli artisti musicali (affermati o meno) scelgono di autoprodursi per creare in libertà e sperimentare, non è che andrebbe vista con favore la figura dell’autore di giochi “indie”?
Ovviamente non dal punto di vista di chi opera sul mercato (concorrenza in più), ma dal punto di vista dell’offerta per i giocatori?
Un brano “alternativo” può piacere o meno ma ha pienamente diritto di presentarsi al pubblico (nessun fan dei Tokio Hotel si sente infastidito dalla presenza di CD di M.Gira, ad esempio).
Un gioco “alternativo” può piacere o meno ma a me (da NON-editore, NON-distributore, NON-dettagliante) non dà fastidio.
Rifo