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Se giochi non puoi esserlo (e lo dico io che son + vecchio di te…
Il tema che sollevi e’ molto interessante, e mi sembra di notare negli atteggiamenti di molti amici un po’ di noia/insofferenza verso i tipici german games.
Da un lato c’e’ un mercato italiano potenzialmente molto vasto che praticamente non li conosce e un mercato effettivamente vasto, quello tedesco, che li gradisce molto.
Dall’altro c’e’ la disillusione dei game designers che ammettono che in fondo si tratta pur sempre di comprare/spostare/fabbricare/vendere cubetti per poter omprare/spostare/fabbricare/vendere altri cubetti (sotto varie forme ma sempre amati/odiati cubetti restano).
Anche la nuova edizione del Risk li utilizzera’, pensa un po’.
Poi ti salta fuori un Notre Dame o un Anno del Dragone che incarnano alla perfezione questi elementi (per farla breve: meccaniche cristalline, il numero giusto di scelte tutte interessanti, poche regole ma tante strategie differenti, tema appiccicato, turno veloce) e uno rimane affascinato da come dai soliti elementi si possano ancora spremere meccaniche tanto affascinanti.
Per fortuna ogni tanto qui da noi salta fuori un autore che non conosce i german ma ha giocato molto ai vecchi giochi della Avalon Hill, se non addirittura i giochi della ALMA, a portare un po’ di aria se non proprio fresca, almeno diversa.
Rimane sempre la terza via, l’eurogame (o italian style, come qualcuno ha definito) a cercare di prendere il meglio di entrambi gli stili, a cercare di coniugarli in una formula che li comprenda entrambi rimanendo interessante.
Walter Obert