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Anche io mi permetto (chiedo venia) di non essere d’accordo con l’analisi di Mago, e di essere invece all’incirca del parere di Walter.
Certo, i videogiochi si inseriscono, tra gli altri, in un trend della “civiltà dell’immagine” che richiede che tutto sia gradevole a vedersi e possibilmente spettacolare.
Sull’immediatezza e la facile fruizione, ci sarebbe invece da discutere (la curva di apprendimento di alcuni videogiochi che vanno per la maggiore non è esattamente una passeggiata in pianura), è piuttosto un trend più generale non esclusivo dei videogames, che si può notare facilmente anche nei “nostri” giochi, di ruolo o da tavolo.
Sul fatto che tolgano il piacere della rielaborazione o dell’interpretazione, non direi proprio.
I bei vg, come i bei gdt o gdr creano mondi, in cui zone d’ombra temporali o spaziali in cui estendere i confini della propria immaginazione ci sono e ci saranno sempre. Devo a Final Fantasy o Fire Emblem, ma anche a Day of the Tentacle o Monkey Island, ad Ultima e GTA la creazione di interi “mondi” in cui spingere la mia immaginazione. Il fatto che questi mondi mi vengano forniti già pronti di un aspetto visivo non li rende peggiori o più semplici da fruire rispetto ad un libro o un gioco da tavolo.
Anche la lettura di un libro o il giocare ad un gdt possono essere fatti pigramente e tenendo i processi cognitivi al minimo… basta pensare alle persone che giocano sempre allo stesso gioco o rileggono sempre lo stesso libro, anche questa è pigrizia intellettuale, mi permetto di dire forse peggiore di chi prova sempre esperienze diverse anche se attraverso un media “freddo” come i videogiochi (o il cinema, che si è dovuto subire e continua a subire questi stessi attacchi, a mio parere del tutto immotivati).
Naturalmente i brutti vg non creano un bel niente, ma questo si applica anche alle altre forme di intrattenimento.