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Quella che hai descritto con la tua lunga lista di esempi è generalmente la “paura di essere scoperti”, che è parte del bluff ma non lo esaurisce.
Nel bluff scoprirti è un gesto banale, ma in una situazione che comporta un rischio sia per chi bluffa che per chi deve scoprire.
Astraendo le sensazioni, la casistica del bluff si riassume in queste quattro situazioni (dove i + e i – sono i premi e le penalità per chi ‘bluffa’ – o non bluffa – e per chi ‘scopre’, o decide di non scoprire):
Dico il vero e non vengo scoperto: 0/0
Dico il vero e vengo scoperto: +2/-2
Dico il falso e non vengo scoperto: +1/0
Dico il falso e vengo scoperto: -2/+2
Il bluff allo stato puro è nel gioco chiamato appunto “Dubito”, o “Scopa dubitata” (una scopa dove le prese si fanno con le carte coperte).
Stavo pensando proprio l’altro giorno al bluff, in un playtest di “Lorenzo il Magnifico”, in cui c’è un’asta effettuata con una valuta che è tenuta nascosta dietro uno schermo protettivo. Il dubbio era se fosse consentito bluffare (introducendo quindi una penalità per chi venisse scoperto a farlo) oppure no (e la valuta andasse quindi mostrata nel momento delle offerte). Insomma, il bluff è una gran bella cosa ma non ci sta in tutti i giochi.