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A me sembra che spesso il co-design sia frutto piu’ dela necessita’ che della reale volonta’ di collaborare. Sovente si parte a fare il gioco da soli e quando non si riesce piu’ ad andare avanti si cerca un aiuto esterno indipendente e meno compromesso. Un atteggiamento piu’ obiettivo e meno coinvolto spesso e’ determinante per risolvere i blocchi (un po’ come accade nei nostri meeting). Il processo creativo diventa così una partita di ping pong dove ad ogni successivo stadio di sviluppo il gioco passa di mano, crescendo poco alla volta.
In altri casi invece si puo’ iniziare a lavorare assieme fin dall’inizio confrontandosi sull’impostazione generale e poi approfondendo via via i dettagli.
In entrambi i casi potersi vedere di persona e’ certamente utile a tagliare i tempi. Altrimenti sono centinaia di email per spiegare concetti e meccaniche difficili da comprendere via testo. Esemplare il gruppo di autori francesi formato da Faidutti, Laget, Cathala, Maublanc e ultimamente Bauza. Per costoro e’ infinitamente meglio fare due giochi in due che uno da soli. —> http://www.auteursdejeux.com
Nel nostro piccolo, anche a Piossasco ci si incontra a tre (Mainini, Alberto e me) testando a vicenda e collaborando su alcune idee. Ci vuole pero’ un affiatamento e una sensibilita’ che non e’ facile trovare. Un ottimo metodo potrebbe essere quello di avere un lead designer, come suggerito da Paolo, col compito di dare la rotta.
Walter Obert