Articolo interessante.
Direi che però nella mappatura non sono stati citati alcuni autori….dovremmo farlo notare all’autore dell’articolo!
Nel prossimo articolo verranno analizzati in dettaglio alcuni giochi italiani: teniamo d’occhio il sito.
Ciao,
fantavir
PS: la mappatura tra qualche anno diverrà obsoleta, dopo l’avvento degli autori IDG!!!
Una trasposizione scadente di una licenza in un gioco ha ottime possibilità di uccidere un potenziale nuovo giocatore, di stroncarne sul nascere l’entusiasmo e la volontà di scoprire se ci sono “altri giochi belli come questo” (A. Chiarvesio)
Nell’articolo mancano gli auto-prodotti e i giochi delle case nuove, come “Tenki games” e “What’s your game?”, non so se per scelta o solo per mancata conoscenza.
Questa cosa può essere segnalata, magari al Liga che è in contatto con Shannon Applecline.
Non credo però che l’intento dell’ autore fosse quello enciclopedico.
Scrivo senza averlo ancora letto. Liga mi diceva qualche giorno fa che gli avrebbero sottoposto l’articolo per una sua opinione. Non so come sia andata. Probabilmente avranno optato per un successivo aggiornamento, che speriamo veda coinvolti anche noi. Quanto ci vorra’ per riservare a titoli come “Bouquet” l’attenzione che meritano?
Riguardo la mappa, concordo con Javest: l’intento dell’autore non era enciclopedico.
….però, visto che ha citato daVinci, poteva inserire Emiliano Sciarra con Bang!, visto che ha citato Lucca Città e Siena, poteva citare nella mappa Alex Zuc (che ha pubblicato con daVinci e collabora con Venice Connection) e Papipi, visto che nella mappa ha citato il nuovo Leonardo da Vinci, poteva aggiungere le nuove case editrici (WYG? e Tenki)….
Comunque il mio era principalmente un cross per il PS ironico …. e soprattutto per invogliare ancora di più la gente ad andare a leggere l’articolo. Furbo, eh?
Ciao,
fantavir
Una trasposizione scadente di una licenza in un gioco ha ottime possibilità di uccidere un potenziale nuovo giocatore, di stroncarne sul nascere l’entusiasmo e la volontà di scoprire se ci sono “altri giochi belli come questo” (A. Chiarvesio)
Al di là di cosa e chi è stato citato e chi no, cosa pensate delle principali osservazioni “generali” sullo stile italiano nel creare giochi e cioè:
– gli italiani creano giochi “tosti”, complessi
– gli italiani creano giochi con una sovrabbondanza di scelte per il giocatore, ed in generale si affidano molto anche nelle meccaniche all’intelligenza del giocatore stesso.
Personalmente, credo che vi sia un certo fondo di verità in queste affermazioni. Pensate si tratti, come pare pensare l’autore, di una sorta di “vizio infantile” dovuto al fatto che la scena italiana ed il mercato italiano è oggettivamente venti, trent’anni indietro rispetto ad americani e tedeschi, o ci vedete un tratto peculiare del carattere italico?
Secondo me la complessità (e per certi versi anche il moltiplicarsi incredibile di titoli, sintomo a mio parere di scarsa capacità di selezione di case editrici neonate) lo è, mentre l’ “affidarsi all’intelligenza dei giocatori per risolvere determinate meccaniche” (come la decisione da parte dei giocatori di quando segnare i punti in Go West di Colovini) è invece un tratto tipicamente italico. Da bravi italiani, siamo abituati da secoli ad “aggiustarci” ed a “giocare con le regole” stesse, quindi forse i designer tendono inconsciamente ad aspettarsi questo atteggiamento dai loro giocatori.
Per fanta: le citazioni mancanti sono dovute al fatto che si parla di collaborazioni e non di giochi di singoli autori.
Shannon sembra prendere in esame pochi giochi (essenzialmente WOTR, il Principe e Siena) e su quelli fa un’analisi fondata. Ma esistono molti piu’ giochi light italiani che non ha preso in considerazione. Difficilissimo fare un discorso generico partendo da una base cosi variegata, non trovate?
Sui tre giochi citati forse il piu’ tedesco rimane il gioco di Ornella, il piu’ “americano” sicuramente WOTR che a parer mio e’ anche il piu’ atipico dei giochi italiani. Se esiste una via italiana al game design questa e’ da cercarsi in una intergrazione delle due scuole, ovvero regole asciutte e non troppo costrittive (si pensi ad esempio al movimento della barca in Hansa: perche’ non farla andare dove il giocatore vuole?) calate con coerenza nell’ambientazione (pensare ad un qualunque gioco di Knizia).
L’entusiasmo produttivo delle nuove case editrici e’ sicuramente un segnale positivo, sperando che il mercato perdoni gli errori ed esalti le scelte azzeccate che inevitabilmente una sovrabbondanza di titoli non puo’ evitare di generare.
Il fatto che la citata regola di Go West venga dal nostro autore “piu’ tedesco dei tedeschi” la dice lunga sulla nostra capacita’ di plasmare le regole, arrivando al punto di non metterle addirittura, a fare valere questa decisione come una regola essa stessa.
In conclusione, e’ sempre interessante leggere le opinioni di un esterno, in quanto estraneo e obiettivo, purche’ informato. Se fosse possibile una mappatura delle nostre collaborazioni attive su IDG, ne uscirebbe una piantina ben piu’ grossa di quella!
Anche secondo me l’articolo e’ ESTREMAMENTE interessante.
Alcune delle cose che dice sono indubbiamente vere (e forse e’ vera
anche la nostra “gioventu'”) ma e’ altresi’ indubbio che
i suoi pareri sono basati solo sui giochi che hanno avuto
modo di arrivare in America. Quindi direi che si tratta
di una “analisi corretta” basata su “informazioni incomplete”.
In ogni caso sentire un parere esterno e’ maledettamente interessante.
Credo infatti che quando pensiamo a noi stessi siamo comunque
sempre influenzati dal fatto che ci conosciamo bene. Quindi nelle
nostre informazioni includiamo elementi “spuri” che con un determinato
gioco non hanno in realta’ niente a che fare.
Seguiro’ con attenzione, queste cose mi piacciono un casino.
riporto qui quanto detto altrove … Shannon mi ha chiesto un parere e la possibilità di usare il materiale delle mie interviste come fonte e ispirazione … io ho cercato di correggere gli errori più palesi e le dimenticanze più evidenti … ma credo nel valore che hanno anche le dimenticanze … la sua è una outsider view la mia no … secondo me è utile, soprattutto per noi italiani, leggere e vedere cosa emerge all’estero del nostro movimento, cosa viene notato e cosa no … se gli avessi detto: ti sei dimenticato A, ti sei dimenticato B, … non sarebbe stata più una sua analisi ma la mia analisi …
Chissà, magari sulla sua scia, potrei pensare di scrivere (tempo permettendo) un articolo sul boardgamenews dal titolo “insider view of the Italian Games World!” … purtroppo quel che mi manca in questo periodo non sono le idee e la voglia di fare, ma il tempo di realizzarlo … perché un articolo del genere, per sua natura ed ambizione dovrebbe essere enciclopedico … e allora lì sì che le dimenticanze non sarebbero solo significative ma anche gravi!
buon gioco a tutti e spero di non aver fatto torto a nessuno con il mio poco invasivo modo di “revisionare” l’articolo di Shannon … ma sono convinto di avere fatto la scelta giusta
Ancora una volta: “Grazie Liga”, senza i tuoi preziosi contatti queste informazioni / riflessioni non ci sarebbero arrivate. Condivido la tua posizione nei confronti dell’articolo di Shannon, mentre sarebbe sicuramente interessante leggere un articolo come quello che citi nella seconda parte del messaggio. Ciao, WO
Walter Obert
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