Rispondi a: Il caso

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#16937
Plautus
Partecipante

Quoto in pieno Izrapahael, in particolare quando dice:

Direi che la “caratteristica” principale del Caso che interessa un autore sia la “non prevedibilità” dell'elemento casuale.

Come ho già detto in altri post in precedenza, anche per me “caso = imprevedibilità” (se non, ovviamente, in termini probabilistici).

e

Sicuramente percepirebbe l'alea “nascosta” nelle regole che invece, per assurdo, non prevedono neanche un tiro di dado.

Questa è una cosa in cui credo fermamente da tempo: l'alea non dipende solo da fattori “fisici” (dado, pesca di carte), ma è piuttosto una percezione del giocatore.

Ho trovato un esempio che forse convincerà tutti (visto che quello della morra cinese sembra non essere abbastanza convincente):

Vi sono due giocatori. Uno di essi  prende in mano dieci carte, numerate da 1 a 10. A ogni turno il giocatore mette a terra una carta coperta, e l'altro deve indovinare di che carta si tratta. Se indovina fa un punto. Si procede così finchè il giocatore rimane con una sola carta in mano, dopodichè i giocatori si scambiano i ruoli. Chi fa più punti vince.

Risultato: è un gioco in cui non c'è alcun fattore “fisico” di casualità. Tutto è governato “interamente” dalle scelte dei giocatori. Tuttavia è ovvio (e vi sfido a dimostrare il contrario) che è un gioco di pura fortuna, vince il giocatore più fortunato.

Quando l'allievo è pronto... il maestro arriva!