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Jo perdo, spesso e volentieri.
Nel caso di “Quarantena”, poi, non ho neppure attenuanti: mi è capitato spesso di giocare da solo contro il gioco -controllando una squadra di tre giocatori- e sono stato sistematicamente sconfitto.
Potrei anzi dire che sono stati i numerosi playtesters a spiegarmi come si gioca, suggerendo ed adottando comportamenti che non mi erano mai passati per la testa (ma che il sistema di gioco, essendo piuttosto flessibile, ammetteva tranquillamente).
Si può obiettare che tre cervelli lavorano meglio di uno che si finge trino; ma resta il fatto che perdo quasi sempre anche quando gioco con gli altri.
La spiegazione che mi sono fornito è questa: attuo un procedimento inconscio che mi spinge a perdere anche quando le mie intenzioni sono quelle di stravincere per dimostrare agli altri le potenzialità del gioco (citando liberamente Linx) e in tal modo riesco a mantenere viva anche in me stesso autore la sfida per la scoperta e il miglioramento che contraddistingue l’approccio ad ogni nuovo gioco acquistato in negozio.
Mi autoinganno per non farmi venire a noja da solo.
Terribile.
Post edited by: crisi, at: 2007/02/19 10:55
"Ci sono almeno due tipi di giochi. Uno potrebbe essere chiamato finito, l'altro infinito. Un gioco finito si gioca per vincerlo, un gioco infinito per continuare il gioco. (…) Non c'è che un solo gioco infinito."
(James P. Carse – da "Giochi finiti e infiniti")