Il Game Design non esiste! (R. Ielo)

Ottobre 21, 2020 11:20 am Pubblicato da 2 Commenti

Bene, adesso che ho la vostra attenzione vi dico quello che volevo dire sul serio: “IL GAME DESIGN NON ESISTE!!!”.

Qualche mese fa mi sono trovato nella situazione di chiedere a me stesso che senso avesse continuare a creare giochi. Tutt’ora non mi sono risposto.
Nello stesso frangente ho chiesto e avuto un confronto con un altro aspirante autore e in soldoni è venuto fuori che, se non fosse ancora abbastanza chiaro, il GAME DESIGN non esiste.

Cioè.

Tutto è partito da un post su Facebook letto di sfuggita quasi per caso che instillava nel mio micro cervellino l’angoscia di dire “ma tutto il lavoro che sto facendo su me stesso (in primis) e sui giochi (poi) a cosa serve arrivati a questo punto e in questo periodo storico?”

Panico e sconforto.

Le domande ovviamente sono aumentate e la voglia di continuare anche solo a lavorare sui progetti in cantiere era praticamente svanita.
Diciamocelo chiaramente e non prendiamoci in giro.
Chi è che progetta giochi solo per il gusto di farlo, ma soprattutto, senza sperare che un giorno ALMENO UNO venga pubblicato?
Se ne conoscete qualcuno presentatemelo che ci voglio fare due chiacchiere.

Si, sto ufficialmente dichiarando che progetto giochi perché mi piace e soprattutto perché vorrei fossero pubblicati. E in fondo la pubblicazione (o meglio la prospettiva di una pubblicazione) è quantificabile nei 2/3 della benzina che mi spinge a progettare giochi.
Sarebbe come dire che faccio dolci (che è vero, faccio anche quello) solo per il gusto di farli e non per essere apprezzato dagli altri e soprattutto per non mangiarli. Ma dai…

Quando mi metto ai fornelli metto in pratica le mie conoscenze e voglio che gli altri assaggino il frutto dei miei sforzi e voglio essere ripagato avendone il doppio di quello che ho offerto a loro.
Chissà perché ogni volta che taglio una mia torta, sul mio piatto c’è una fetta doppia.

In sostanza quello che è uscito da quella chiacchierata è che:

  • la pubblicazione è l’ultima cosa a cui devo pensare;
  • che gli innovatori (e coloro che cambieranno il mondo dei giochi da tavolo) si contano sulle dita di una mano;
  • che per fare GAME DESIGN non devo leggere (studiare) cose sul GAME DESIGN;
  • che il GAME DESIGN non esiste.
    Eppure GAME DESIGN è stato scritto parecchie volte in questo post.
    Quindi qualcosa c’è.
    Che si chiami GAME DESIGN o meno.
    Adesso vi (e mi) domando:
  • cos’è per voi il Game Design?;
  • esiste davvero?;
  • se non esiste, da cosa attingete le vostre conoscenze?;
  • qual è il vostro carburante?;
  • come superate i momenti di sconforto? (sempre che ci siano).

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Questo articolo è stato scritto da Khoril

2 commenti

  • Spunto interessante. Premesso che non dovrebbe esserci nulla di male nel cucinare anche per se stessi, io , da neofita, definisco l’inventare giochi come quell’esercizio mentale tramite il quale do sfogo alla mia creatività. Ho bisogno di elaborare idee, il game design è il mezzo che a volte scelgo, tra i tanti disponibili. Il mio carburante è questa necessità, oltre al desiderio di giocare con le persone sulle quali voglio fare colpo (cucinare per me stesso quindi e per gli altri). I momenti di sconforto ci sono, non si superano per quanto mi riguarda. Se perdo interesse per un’idea, non posso farci più nulla, devo aspettare che torni, con qualche nuovo stimolo. Quindi credo che il game design esista solo nel momento in cui si ha il desiderio di creare, nel senso letterale della parola, partorire un’idea, in assenza di questa scintilla il game design è una parola vuota.

  • È una riflessione interessante. Io, parlando da aspirante autore, credo che si possa iniziare a parlare di game design quando dalla concettualizzazione si passa a mettere un pratica le idee. Quando si ragiona sull’esperienza che si vuol far vivere ai propri giocatori, dall’ambientazione passando per le meccaniche di gioco alla componentistica che si userà e che potranno toccare con mano, allora si può parlare di game design. Questo come mio personale punto di vista. I momenti di sconforto penso facciano parte del normale flusso creativo (soprattutto se si ragiona con l’idea di voler essere pubblicati). Cerco di gestire i momenti di sconforto pensando a tutta la strada che è stata fatta. Non ti nego che aver creato un gruppo di lavoro affiatato ha permesso di alleggerire e gestire al meglio anche questi momenti!

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