AUTOPRODUZIONE – un approccio possibile 2/5 (A. Marchi)

Dicembre 23, 2020 9:00 am Pubblicato da Lascia il tuo commento

Seconda puntata di questo (lungo ma non luinghissimo, dai) articolo sull’Autoproduzione

Nella prima ci siamo chiesti “chi sono io” e “perché lo faccio”, che sono alla base, a parere di chi scrive, di ogni Autoproduzione.

La bussola in questo viaggio dall’esito non scontato, e dal naufragio facile.

Leggete qua, se ve lo siete persi, e buon proseguimento

BISOGNA PENSARE IN GRANDE

(ovvero: IN MANIERA PROFESSIONALE)

(ovvero: LA SQUADRA DI LAVORO)

No, non vuol dire “sognare in grande”, magari con un po’ di presunzione: ho in mano il nuovo Monopoli e le mie finanze sono garantite nei secoli dei secoli! Quello non succederà, non fatevi nemmeno venire il dubbio. Non vincerete 100 milioni con nessuna lotteria, anche se comprate un biglietto al giorno.

Però ugualmente bisogna “pensare in grande” per ottenere un risultato anche minimo. Niente ti viene donato dal cielo, se non ti sbatti. Quindi bisogna autoprodurre ragionando come ragionerebbe un Editore “vero”: creare un prodotto professionale che non abbia nulla da invidiare al Carcassonne in bella vista in libreria.

La qualità non è mai negoziabile. Magari verrà una ciofeca, però dobbiamo provarci e metterci nella condizione di creare il prodotto migliore possibile.
Come?

Poi, mettiamoci il cuore in pace: non sappiamo fare tutto, è meglio che ciascuno faccia una sola cosa per bene. Già aver avuto l’idea per un regolamento e la voglia di autoprodurlo ci costringe a sdoppiarci e litigare con noi stessi (d’altronde per un po’ saremo sia Autore che Editore… e proveremo sulla pelle le necessità dell’uno e dell’altro! E’ un’esperienza molto istruttiva): figuriamoci se dovessimo rivestire tutti i ruoli!
Alla grafica ci deve pensare un grafico. Le illustrazioni le deve fare un illustratore (sono due competenze distinte!!). Il regolamento è meglio che lo scriva qualcuno che sappia farlo, i rapporti con i fornitori sono una cosa, l’ufficio commerciale un’altra, la rassegna stampa da sola vorrebbe un’equipe… irrealistico? Eh, vabbeh, mica ho detto che è facile.

Pensa se vuoi tradurlo in più lingue, servirebbe un professionista in più anche in quel caso!

D’accordo, ci saranno tanti compromessi. Però penso che la ricerca di professionalità (a partire dal creare una squadra di lavoro, per piccola che sia) debba essere alla base di ogni autoproduzione, su questo siamo tutti d’accordo, vero?

Fa parte un po’ anche del “volersi bene”. Insomma, stiamo per metterci la faccia! Diamoci una pettinata, almeno!

QUANTO SONO DISPOSTO A PERDERCI?

C’è una cosa fondamentale da affrontare prima di buttarsi in qualsiasi auto produzione: il Piano Economico di Rientro. E c’è un quesito più che fondamentale da affrontare prima del piano economico, ovvero chiedersi: quanto sono disposto ad investire? Ovvero: quanto sono disposto a perderci?

E’ un approccio aziendale. Ma è l’unico che può dare qualche chance di successo (poi, su questa parola, torneremo). Autoprodurre non vuol dire fare le cose un tanto al chilo, da sprovveduti, con la testa fra le nuvole: liberiamoci di questi cliché. Autoprodurre è una cosa seria!

E con tutta la serietà del caso, bisogna immaginare una perdita. Rimetterci fa parte del gioco (se fosse facile, lo farebbero tutti, no?). Quanto siamo disposti a spendere a fondo perduto per il nostro progetto? Superata quale cifra scenderà la prima lacrima? Quante lacrime sapremo sopportare?

E’ una cosa molto personale. Che deve essere esente da ogni giudizio, e direttamente collegata con lo scopo dell’autoproduzione. Col perché più profondo che ha agito in noi come una molla.

Chiarito (con noi stessi) anche questa cosa, allora… si può partire.
Ah, finora ho parlato di soldi. C’è da mettere in conto anche il “tempo”: dalla partenza del progetto (avendo già il regolamento pronto) alla sua realizzazione, niente di più facile che ci vogliano… 6 mesi?

IL PROCESSO PRODUTTIVO – come si fa?

Tornando quindi ad un approccio aziendale (ma si parla di autoproduzioni, eh, non confondete), bisogna pianificare una serie di azioni nel tempo.

– partire da uno schema di tutto quello che c’è da fare, e coordinare le varie professionalità in gioco. Grafico, illustratore e fornitori alla fine avranno bisogno di parlarsi e saremo noi a fare da coordinatori, traducendo e mediando le rispettive esigenze. Mettete in conto tanta pazienza, perché parlerete tutti la stessa lingua, ma dialetti diversi, e servirà uno solo che tira le somme.

– Come abbiamo già scritto, bisogna creare una squadra di lavoro. Se le risorse sono limitate, ognuno si deve arrangiare un po’ come può. Io ho la fortuna di avere una moglie grafica, ma per le illustrazioni abbiamo chiesto ad un professionista (regolarmente pagato). Sul commerciale me la cavo un po’ da solo, soprattutto finché resto nel mio ambito di lavoro. Abbiamo però rinunciato a creare un nuovo giro nel mondo dei giochi, per assoluta mancanza di tempo e poca voglia di investire in fiere e cose simili. Non è una scelta migliore di altre, ma è una scelta “chiara” fin dal principio.

Alla base c’è sempre la consapevolezza… avrò poche chanche di finire nei negozi, lo so da prima. Però mi giocherò altre carte, legate ai miei scopi.

– bisogna contattare dei fornitori. A partire dalla tipografia, certamente. Avete della componentistica? In bocca al lupo!

Noi abbiamo preferito una tipografia locale (che ci vai di persona a vedere le prove di stampa) alla soluzione più economica delle stampe online. Idem, abbiamo preferito un fornitore a poche regioni di distanza per dadi e cubetti piuttosto che ordinarli in Cina. Abbiamo valutato i pro ed i contro, che non sono solo economici: con la tipografia c’era già una continuità per altre nostre precedenti stampe, e poi… ci è piaciuto di più così. L’economia cinese non sarà crollata senza i nostri mille euro!

ottimizzazione delle scelte: ammettiamolo, sarebbe bellissimo creare in assoluta libertà, senza limiti all’immaginazione (e al budget). Però non funziona così. Per cui… ottimizzare le risorse è una fase molto importante dell’autoproduzione. Servono 20 carte, sarebbe figo averle molto grandi… ma poi nel foglio di stampa non ci stanno. E allora, se le facciamo un po’ più piccole? Oppure, 12 grandi, e le altre più piccole, così le distinguiamo meglio, tanto ai fini del regolamento è quasi un vantaggio. Correggiamolo e scriviamo che esistono 2 mazzi di dimensioni diverse. Potevamo quasi pensarci prima! E poi la tipografia dice che ha una fustella per la scatola già pronta, che ci aveva stampato una volta le confezioni dei biscotti. Se usiamo la stessa, rispamiamo 200 euro. Però bisogna rimpicciolire ancora un po’ le carte. Poco male, se avanza spazio nel foglio di stampa ci metteremo dei biglietti da visita, che servono sempre. E i segnalini? Li hanno di 6 colori come abbiamo chiesto, ma non c’è il viola. Se vogliamo il viola a tutti i costi, sono 100 euro in più. Aspetta che avvisiamo l’illustratore che al posto del personaggio viola useremo un personaggio rosa, che è previsto nei colori base dei segnalini.

E intanto che ci sono, controllo che nelle carte, o nel tabellone, non ci siano scritte in italiano ma solo simboli ed icone, putacasomai me lo chiedessero, non devo ristamparlo e traduco solo il regolamento.

Questo significa ottimizzare nell’autoproduzione: adattarsi a quel che c’è, cogliere piccole occasioni di risparmio magari trasformandole in un’idea nuova da integrare al regolamento.

Anche se siamo disposti a perderci dei soldi… sempre meglio perderne di meno!

– l’attesa: predisposto tutto… ci saranno intoppi. Lungaggini. Occasioni da prendere al volo che però ritardano i lavori. Insomma, visto che chi fa un’autoproduzione per definizione non lo fa di mestiere, non leghiamoci troppo alle scadenze. Oppure diamoci una scadenza, se questo serve a stare sul pezzo, ma mettiamo in conto i ritardi: se volete un gioco da regalare per natale, programmate per sicurezza di averlo pronto in settembre/ottobre. E potrebbe non bastare lo stesso!

Basta basta, troppe cose in questa seconda puntata. Poi la testa fuma se uno ci sta pensando davvero seriamente ad autoprodursi un gioco. Ma ci sono ancora diverse cose da dire: il piano di rientro, la distribuzione, il successo… lasciate delle domande, che promesso ci guardo, ci risentiamo presto!

Trovate il successivo articolo a questo link.

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Questo articolo è stato scritto da Khoril

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